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      I genitori dunque lasciandomi in quel servigio, tornarono alla loro patria, e dopo qualche anno salirono al cielo, come buoni cristiani ch'essi erano. Rimasi orfana e col solo appoggio di quella scarsa e stentata mercede che suole dai signori assegnarsi alle donzelle della nostra condizione; e in tanto (senza ch'io dessi il minimo motivo) s'invaghì di me uno scudiero di casa, uomo attempato, di gran barba e d'austero aspetto, nobile come il re, perché era montagnese. Non furono i nostri amori condotti con tale riserbatezza che non giungessero a cognizione della padrona; la quale per ovviare ogni contrasto ci maritò in santa pace e in grembo della santa madre Chiesa; e da questo matrimonio nacque una figliuola per mettere a guasto ogni mia ventura seppure io ne avessi alcuna. Non dico questo perché avessi sofferte eccessive doglie nel parto; ché anzi fu prospero e in tempo maturo: ma perché poco tempo dopo morì il mio sposo per certo spavento ch'egli ebbe, e che se avessi tempo di raccontarlo, vossignoria ne resterebbe maravigliato.»
      E qui cominciò a piangere amaramente e soggiunse:
      - Mi perdoni la signoria vostra, signor don Chisciotte, se non so più frenarmi, né posso trattenere le lagrime, ricordandomi la sventura dell'acerba morte del povero mio marito. Ah se veduto avesse vossignoria con che sussiego egli guidava la mia signora in groppa di una gran mula nera come l'inchiostro, che non si usavano allora né cocchi né lettighe come adesso, ma le signore andavano in groppa dei loro scudieri.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chiesa Chisciotte