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      - Verrò io, verrò io, disse Sancetta, e vossignoria mi porterà in groppa al suo ronzino, e verrò molto volentieri a vedere il mio signor padre.
      - Le figliuole dei governatori, disse il paggio, non devono andar sole per le strade, ma accompagnate da carrozze e livree e da gran numero di servitori.
      - Ah ci bado io bene! rispose Sancetta; io sono donna, vedete, da andarmene tanto sopra un asinello come seduta in carrozza; sì che l'avete trovata la schizzinosal
      - Taci, ragazza, disse Teresa, ché tu non sai quello che ciarli, e questo signore sa bene come parla quando ci fa capire che chi ha buon senno si regola a seconda dei casi; e quando bisogna Sancio e Sancia, e quando governatore e signora... e insomma entrare nello spirito delle cose.
      - La signora Teresa dice più che non pensa, disse il paggio, ma mi diano a mangiare e mi spediscano con sollecitudine, perché fo conto di tornarmene stasera.
      Disse il curato:
      - Vossignoria verrà a fare penitenza con me, perché la signora Teresa ha più buona volontà che masserizie per servire degnamente un ospite tanto gentile.»
      Non voleva il paggio accettare, ma poi la finì col gradire l'invito, per istare a suo miglior agio: il baccelliere si offerse a Teresa per iscrivere la risposta, ma ella non volle che s'immischiasse nei fatti suoi, perché lo teneva piuttosto in conto di burlone. Diede una ciambella e una coppia d'uova ad un fratacchione che sapeva scrivere, e questi dettò due lettere, una per suo marito ed un'altra per la duchessa, lettere uscite fuora dal suo cervello: e siccome non sono delle peggiori, così non riescono indegne di essere inserite in questa grande istoria, come si vedrà più avanti.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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