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      Se ne restò come testuggine rinserrata dentro al suo nicchio, o come mezzo presciutto messo tra due strettoi, o come barca che dà a traverso nella rena. Ma non per questo ne sentì alcuna compassione quella gente burlona; che anzi smorzando le torcie, rinforzò ancora le grida, e reiterò l'allarme con sì gran furia, passando sul povero Sancio, e dando infiniti colpi sopra i suoi pavesi, che s'egli non si fosse tutto raggomitolato e raggricchiato, ficcando in giù la testa, sarebbe ita la cosa molto male per lui. Chiuso in quelle strettezze, sudava e grondava, raccomandandosi a Dio che di tanto pericolo lo cavasse. Taluno inciampava in lui, altri cadeva, e tale vi fu che gli montò addosso, e di là come da sentinella, dirigeva le squadre e sclamava:
      - Passino i nostri da questa parte, che qua fanno forza maggiore i nemici; si difenda quello sportello, quella porta si chiuda, si sbarrino quelle scale, portino qua caroselle e palle infuocate, vengano caldaie con pece ed olio bollente, si alzino trincere di materassi per le strade.
      Infine passava in rassegna con ardore tutte le cose e gli strumenti e le munizioni di guerra colle quali si suole difendere la città dall'assalto. Il ben macinato Sancio, che ascoltava e sopportava ogni cosa, dicea tra sé stesso:
      - Oh piacesse a Dio che i nemici prendessero quest'isola, e che fossi o morto o tolto da tante angustie!
      Salì al cielo la sua preghiera; poiché quando meno se l'aspettava, udironsi voci che ripetevano: «Vittoria, vittoria! i nemici sono in piena rotta; si alzi pure, signor governatore, venga a gioire del trionfo e a dividere le spoglie torte al nemico, mercé il valore del suo invincibile braccio.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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