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      - Nessuno mi può comandare questa cosa, soggiunse Sancio, se non fosse il duca mio signore, che è il solo padrone, ed io vo adesso a trovarlo, e a lui darò conto appuntino e senza difficoltà: perché siccome me ne vo ignudo, così basterà questo a provare che ho governato da angelo.
      - Oh in fede mia, disse il dottor Rezio, che ha ragione il grande Sancio, ed io sono di avviso che lo lasciamo partire, poiché il duca avrà molto contento nel rivederlo.
      Entrarono tutti in questo parere, e lo lasciarono andare, offrendogli compagnia e tutto quello che più gli piacesse, sì per comodo della sua persona che per vitto nel viaggio. Sancio disse che non voleva altro se non un po' di biada pel suo leardo, e mezza forma di cacio e mezzo pane per sé, mentre essendo la strada corta non aveva bisogno né di migliore né di peggiore credenza. Tutti lo abbracciarono, e a tutti egli diede il ricambio, lasciandoli edificati de' suoi detti e delle sue sentenze, non meno che della sua risoluta e discreta determinazione
     
      CAPITOLO LIV
     
      TRATTASI DI COSE APPARTENENTI A QUESTA E NON AD ALCUN'ALTRA ISTORIA.
     
      La sfida che don Chisciotte aveva intimata per le ragioni già dette, parve al duca e alla duchessa che dovesse andare innanzi; e poiché il giovanotto stava nelle Fiandre, dove era fuggito per non essere costretto ad accettare donna Rodrighez per suocera, divisarono di sostituirvi uno staffiere guascone, che si chiamava Tosillo, istruendolo prima molto bene di tutto quello ch'egli dovesse fare. In capo di due giorni il duca annunziò a don Chisciotte che di là ad altri quattro verrebbe il suo avversario, e presenterebbesi in campo, armato come cavaliere, apparecchiato a sostenere che la donzella mentiva per metà della barba ed anco per tutta la barba intera, qualora continuasse a dire che le fosse stata data parola di maritaggio.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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