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      Disse allora la figlia di donna Rodrighez:
      - Sia chi si voglia costui che mi domanda in isposa, io lo gradisco, e voglio piuttosto esser legittima consorte di uno staffiere che amica e burlata da un cavaliere, benché tale non siasi mostrato chi mi mancò di parola.
      Queste cose e questi successi ebbero per conclusione che Tosilo fosse rinserrato per vedere l'esito della trasformazione. Si acclamarono le vittorie di don Chisciotte, ma i circostanti rimasero rammaricati di non aver veduto farsi in pezzi due combattenti di tanta aspettazione, simili a quei ragazzi che restano malcontenti quando non viene castigato colui che doveva esserlo, e non lo è perché gli fu concesso il perdono o dalla parte offesa o dalla giustizia. La gente andò via, tornando il duca e don Chisciotte al castello, fu rinchiuso Tosilo, e rimasero donna Rodrighez e sua figlia contentissima di vedere o per una o per altra via risolversi in nozze quella ventura, e Tosilo non aveva altro desiderio che questo.
      E oramai parve a don Chisciotte che gli convenisse di uscire dall'ozio in cui vissuto era in quel castello, e pensava che gran mancamento fosse lo starsene più a lungo neghittoso e perduto tra le carezze ed i doni che gli erano per le sue qualità di cavaliere errante profusi dagli ospiti, parendogli che avrebbe dovuto rendere stretto conto a Dio se fosse stato in ozio più a lungo. Dimandò un giorno la sua licenza ai duchi, che gliela concedettero con dimostrazioni di dispiacenza, e allora la duchessa consegnò a Sancio le lettere di sue moglie Teresa.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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