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      - Io non levo re, né metto re, Sancio rispose, ma soccorro me stesso che sono il naturale mio signore: mi prometta vossignoria che desisterà dalla sua risoluzione né mi frusterà in alcun tempo, ed io la lascerò libero e sciolto: e quando che no, tu morrai qua, traditore nimico di donna Sancia.» Don Chisciotte promise ogni cosa, giurò per la vita de' suoi pensieri di non toccargli più nemanco un pelo di vestito e di lasciare in piena e libera sua volontà ed arbitrio il frustarsi quando gli piacesse. Sancio si alzò allora, si allontanò buon tratto ed andò ad appoggiarsi ad un albero: ma ecco ch'egli sente toccarsi la testa: ond'è che alzando le mani gli vengono presi due piedi di persona che aveva scarpe e calze. Tremò di paura, si accostò ad altro albero, e gli avvenne lo stesso. Chiamò allora forte don Chisciotte, gridando: - Aiuto!» Accorse il padrone, e chiese che cosa mai fosse successo, e da che procedesse sì grande paura. Rispose Sancio che quegli alberi erano pieni di gambe e di piedi umani. Don Chisciotte tastò, si accorse subito di quello che poteva essere, e disse a Sancio: Non è cosa da aver paura: i piedi e le gambe che tu tocchi e non vedi, sono di fuorusciti e assassini; che quando la giustizia li ha nelle mani, li fa appendere qua a venti, a trenta per volta: ed ora congetturo da questo che noi siamo già arrivati presso a Barcellona:» e così era per l'appunto. La notte passò frattanto, e all'apparire del giorno videro quei grappoli sugli alberi, e si confermarono sempre meglio ch'erano corpi di malfattori.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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