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      Il tradurre da una lingua facile e molto somigliante non è né indizio d'ingegno, né occasione da far mostra di stile: ed è in tutto come colui che copia una scrittura trasportandola in altro foglio: ma non per questo voglio inferire che lodevole non sia l'esercizio del tradurre, mentre in più basse cose potrebbe l'uomo impiegarsi e di assai minore profitto; vanno però eccettuati dal novero dei volgari traduttori due scrittori nostri, l'uno il dottore Cristoforo di Figheroa nel suo Pastor Fido e l'altro don Giovanni di Sciaureghi nell'Aminta, dove può ognuno restare in dubbio quale sia la traduzione e quale l'originale. Ma vossignoria mi dica: si stampa questo libro a sue spese o ne ha venduto il privilegio al libraio?
      - Si stampa per conto mio, rispose l'autore, e spero di guadagnare mille ducati per lo meno con questa prima impressione, che debb'essere di duemila esemplari, e si hanno a smerciare a sei reali per uno a bocca baciata.
      - Ben si conosce che vossignoria, disse don Chisciotte, è poco pratico in materia di stampe e che non sa gli aggiramenti e gl'imbrogli degli stampatori, e le loro misteriose corrispondenze: le do parola che quando vossignoria si troverà carico di duemila esemplari de' suoi libri, si troverà col corpo sì pesto da pigliarne spavento; e tanto più se il libro non venisse molto bene accolto o non fosse abbastanza mordace. - Ma, soggiunse l'autore, che cosa potrei fare? Dovrei cederlo al libraio, che mi darebbe tre maravedis pel mio privilegio, e pur crederebbe di farmi un regalo nel darmeli?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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