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      Don Antonio gli si mise d'attorno, che non poteva trovar posa sino a tanto che non arrivasse a saperne il nome. Ora vedendo quello dalla Bianca Luna che l'altro gli stava ostinatamente a lato, gli disse: - Signore, bene mi avviso che voi mi venite appresso per sapere ch'io mi sia: e non essendovi ragione alcuna di farvene un segreto, mentre questo mio servitore mi disarma, ve lo dirò colla più candida verità. Sappiate dunque che io mi chiamo il baccelliere Sansone Carrasco, e che sono dell'istesso paese di don Chisciotte, le cui pazzie e balordaggini muovono a compassione tutti quelli che lo conoscono, e me sopra tutti, persuaso come sono che dipender possa la sua salute dal suo riposo e dallo starsene nel suo paese e a casa sua. Ho studiato il modo di ottenere questo intento, e corrono già tre mesi da che escii alla campagna, fingendomi cavaliere errante, chiamandomi il cavaliere dagli Specchi, con intenzione di combattere seco lui, di vincere senza recargli nocumento, e di mettere per condizione della nostra battaglia che il vinto restasse alla discrezione del vincitore. Divisava allora di chiedergli (poiché lo riteneva già per vinto) che tornasse al suo paese, e che non escisse per un anno intero, nel qual tempo potesse essere medicato: ma la sorte dispose altrimenti, perché egli vinse me, e mi fece stramazzare da cavallo, né il mio proponimento ebbe effetto. Allora egli continuò baldanzoso delle sue follie, ed io tornai a casa vinto, smaccato e pesto per caduta assai pericolosa: ma non per questo venne meno in me il desiderio di tornare in traccia di lui e di abbatterlo come oggidì mi è riuscito e come voi avete veduto.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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