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      Quando fu da vicino, e conobbe don Chisciotte, accelerò tosto il passo, e vennegli frettoloso incontro, e abbracciandolo per la coscia dritta (ché altrimenti fare non poteva), gli disse con segni di grande allegrezza:
      - Ah, mio signor don Chisciotte della Mancia! ah che grande contento ha da arrivare fino al cuore del mio signor duca quando sappia che vossignoria torna al suo castello, dove egli sta tuttavia colla mia signora duchessa!
      - Amico, io non vi conosco, rispose don Chisciotte, né so chi voi vi siate se voi non me lo dite.
      - Io, rispose il corriere, io sono Tosilo, lo staffiere del mio signor duca, quello che non volle combattere con vossignoria quando si trattò del matrimonio della figliuola di donna Rodrighez.
      - Dio mi aiuti: disse don Chisciotte: e com'è possibile che voi siate quello che i miei nemici incantatori trasformarono nello staffiere che dite per defraudarmi dell'onore della battaglia?
      - Di grazia, non dite questo, mio buon signore, replicò il corriere, che non fu incanto di sorta, né alcuna mutazione di viso, ma io entrai Tosilo staffiere nello steccato, e Tosilo staffiere ne uscii. Allora pensai di maritarmi senza combattere, per essermi piaciuta la giovane, ma il mio pensiero mi riuscì a rovescio, perché non era appena partito vossignoria dal castello, che il mio signor duca mi fece dare di cento legnate per avere trasgredito gli ordini impartitimi prima di entrare in battaglia, e terminò quel negozio. La ragazza si è fatta monaca, donna Rodrighez è tornata in Castiglia, ed io passo adesso a Barcellona per portare un mazzo di lettere al viceré che gli sono dirette dal mio padrone.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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