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      » Diedero, queste nuove, terribile spinta ai gravidi occhi della nipote, della serva e di Sancio, di maniera che sgorgavano a torrenti le lagrime, e uscivano dal loro petto mille profondi sospiri. Si è già alcuna volta osservato che sino a tanto che don Chisciotte fu Alfonso Chisciano il buono, e non altro, ed anche quando fu don Chisciotte della Mancia, si mantenne egli di piacevole condizione e di tratto urbano, e quindi era ben veduto non solo da quelli di casa sua, ma ben anche da quanti lo conoscevano.
      Il notaio entrò con tutti gli altri in camera, e dopo avere scritto l'introduzione del testamento, e raccomandata a Dio l'anima di don Chisciotte con tutte le forme cristiane che sono d'uso, venendo ai legati, disse: - Item, è mia volontà che a Sancio Pancia, il quale nella mia pazzia io m'avevo eletto scudiere, non sia cercato verun conto dei danari che teneva di mia ragione, essendo corse fra lui e me varie partite e disgusti e differenze. Se ne sopravanzassero, dopo essersi pagato di quanto gli debbo, il restante sia tutto suo che già sarà poca cosa, e in ogni modo buon pro gli faccia; e se quando io era pazzo mi era proposto di dargli il governo d'un'isola, ora che sono in giudizio gli darei il governo di un regno, se lo avessi, perché la strettezza della sua condizione e la fedeltà meritano ogni cosa.
      Rivoltosi a Sancio, gli disse: - Perdonami amico, le occasioni che ti ho date di parer pazzo con me, facendoti cadere nell'errore in cui io era che vi fossero o vi siano al mondo cavalieri erranti.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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