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      Ci teneva a mostrar subito ai Ferramonti che sarebbe stato un osso duro da rodere? Corpo di Cristo! ci mancava anche quest'altra seccatura!... Ma mentre Pippo cercava di mettersi in guardia per tutelare, al caso, i propri interessi, venne fuori il miserabile accomodamento dei tremila scudi accettato da Furlin. Il trafficante di ferrarecce ghignò, sollevato: infine, anche per questa volta, il diavolo non era cosí brutto come si dipingeva. Sta a vedere che sotto la scorza di Furlin ci si trovava un impasto di minchione.
      Irene si prevalse di tale disposizione d'animo per cantare le lodi dei cognati e per cogliere di sorpresa il marito con certe rivelazioni quasi incredibili.
      - Davvero, - diss'ella col suo sorriso buono - tua sorella e tuo cognato sono gente per bene. Si amano; vivono decorosamente e modestamente, non domandano niente a nessuno.
      - Si sa, tu ci hai della simpatia - osservò Pippo.
      - Infine, sono parenti stretti. Senza dubbio, Teta ha commesso uno sproposito; ma Dio mio! tutti possiamo trovarci al caso di sbagliare, e tu hai torto a serbarle rancore. Siete stati sempre i piú affezionati della famiglia, gl'interessi dell'uno rimangono ancora quelli dell'altro. Bisognerebbe che tu ci riflettessi un pochino di piú...
      Andò assai per le lunghe. In una espansione del cuore si tradí: ella non parlava a caso; conosceva i Furlin; sapeva giudicare la gente che avvicinava.
      - Tu li hai avvicinati? - esclamò Pippo sbalordito.
      Lei non seppe mentire. Tremava. Suo marito doveva perdonarle, ma ella soffriva troppo di tutte quelle discordie di famiglia.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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