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      Gli pronosticavano una brillante carriera, e si aspettava di saperlo nominato cavaliere tra non molto. Il ratto di Teta lo aveva danneggiato momentaneamente, fino ad esporlo al rischio di un trasferimento nelle amministrazioni provinciali; ma il matrimonio sollecito ed i buoni precedenti dell'impiegato avevano dissipate le nuvole. Non si parlava piú della scappata, se non per trovarci un sapore di romanticismo che rendeva Paolo Furlin interessante agli occhi di qualche alto funzionario dalle idee larghe ed ardite. Si era cercato di conoscere l'eroina dell'avventura, di avvicinarla; le si attribuivano attrattive e pregi nascosti. Nondimeno Paolo introduceva la moglie a poco a poco nelle conversazioni e nei ritrovi del mondo burocratico, rendendo cosí piú sicura e piú completa l'accettazione di lei, ed educandola, frattanto, con una cura minuziosa, ai modi, al linguaggio ed alle abitudini di cui non poteva ormai fare piú a meno. Per conto proprio, egli era dovunque festeggiatissimo. Se ne teneva un po'; parlava di commendatori, di duchi, di senatori, di deputati, di magistrati, colla noncuranza e la familiarità d'un uomo avvezzo. Ed era un compagno prezioso nelle brigate; forse loquace piú del bisogno, talvolta; ma inesauribile, pronto alla barzelletta, fornito di una copiosa raccolta di rivelazioni, di fattarelli piccanti, di maldicenze, di piccoli scandali, che fanno protestare a fior di labbra, sorridendo, e si ascoltano sempre volentieri. Infine, ammogliandosi, egli aveva rinunciato ad una gaia esistenza.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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