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      Quante vantaggiose combinazioni erano probabilmente andate a monte nel frattempo! E dire che, senza Irene, egli non avrebbe mai consentito a riaccomodarsi con Teta ed a stringer la mano a Paolo. Oh, gli uomini! che imbecilloni sono talvolta!
      Si montava la testa, incapace ormai di distinguere tra i fumi di vanità, e le speranze di fortuna. Assumeva delle arie di signore, non volendo sfigurare fra le nuove conoscenze che incontrava. Un altro effetto dell'opera di Furlin. Questi introduceva la cognata in società, e, per Irene, erano successi continui. La trovavano bella, elegante, gentile, modestissima; delle signore, specialmente giovani, erano prese come da un solletico vago di amor proprio, nell'agguerrire, nello spingere, nel lanciare quella cara ritrosa. Il quartiere in via di Torre Argentina cominciò ad esser utile a qualche cosa, empiendosi di un fruscío di gonne, echeggiando di certe risa perlate, fremendo al mormorío misterioso di confidenze frivole, saturandosi di profumi sottili.
      Pippo non accorgevasi affatto che queste nuove abitudini gli assegnavano un posto molto secondario, molto nell'ombra. Gonfiava a scoppiarne nel ricevere certe strette di mano che gli si accordavano, quando non se ne poteva fare proprio a meno. In tali circostanze noiose, lo trattavano come un rappresentante della grossa borghesia, parlandogli del grande commercio. Si fingeva d'ignorare ch'egli attendesse personalmente alla bottega a S. Eustacchio. E si coglieva il primo pretesto per piantarlo, mandandolo centomila volte a casa del diavolo, tacitamente.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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