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      Adesso invece sentiva ch'ella aveva ragione di ribellarsi alla menzogna. Temeva soprattutto che potesse serbargli rancore; cercava un mezzo per riabbonirla, rendendo piú imbarazzante quel silenzio.
      - Dormi? - bisbigliò Irene. - Buona notte.
      - Buona notte, - rispose lui, sgomento.
      Al domani mattina, dopo un penoso fantasticare di molte ore, aveva imbastito il suo discorso: una trovata d'uomo abile che mette in salvo la propria dignità e rattoppa i piccoli dissidi della vita coniugale. Attaccò, appena dato alla moglie il buon giorno.
      - Non sei scontenta di me, non è vero?
      - Niente affatto. Perché?
      - Non volevo rimproverarti, ieri sera. Non ho saputo spiegarmi. Sicuro: alla Barbati non potevi rispondere diversamente. Ma bisogna evitarle, certe domande. Ora, se quella smorfiosa ti si stringe ai panni, siamo in un bell'impiccio. Vedrai, si rimescoleranno delle storie da doversi invece tener seppellite come in fondo ad un sepolcro. Diranno che ci riaccostiamo a quella birba, che accarezziamo le amanti da cui si fa mantenere. Ma sí! vedrai, ti dico, come ci si guadagnerà di riputazione...
      - Non sai davvero quel che ti dici, - interruppe Irene stringendosi nelle spalle, con un sorriso angelico. E dette delle spiegazioni al marito rimastole davanti a bocca aperta. In primo luogo era falso che Mario facesse torto alla famiglia. Chi non lo sapeva un po' scapestrato? Ma l'essere un po' scapestrati, nei limiti giusti, nuoce forse? Certo, da per tutto, trovavano Mario simpaticissimo. Lo desideravano e lo festeggiavano nelle migliori società. Ed era un'infame calunnia, che si facesse mantenere dalle amanti; lo era pure, che vivesse all'azzardo.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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