Pagina (40/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma nello stringere la mano ad Irene, si trattenne piú a lungo con lei.
      - Vedrai, cognatina: c'intenderemo fra noi. Dobbiamo stringere un patto di alleanza.
      - Sei un matto! - sorrise lei.
      - No, dico davvero. Ho dei progetti.
      - Se ne riparlerà.
      - Appunto. Adesso non c'è tempo, e non è il luogo. Spero che sarai contenta di me.
      - Che caro matto! - replicò Irene, appena egli non fu piú presente. Furlin si dichiarò del suo parere.
      - Proprio cosí. È pieno di spirito. Vedrete quanto ci farà stare allegri.
      - Si riderà - soggiunse Pippo con un atto di chi scaccia una nube dal capo. - Coraggio, Paolo: un altro goccetto per stare allegri anche quando Mario non c'è.
      L'animazione crebbe. I due cognati asciugavano il fondo delle bottiglie emulandosi, mentre Teta si rimpinzava di dolci. Furlin, cogli occhi lucenti, gettavasi dietro le spalle i riserbi di giovane funzionario destinato ad una brillante carriera. Narrava le piccole miserie del mondo burocratico, le maldicenze dei corridoi e dei gabinetti; rivedeva le bucce ai colleghi ed ai superiori. Dio buono, ce ne sarebbero state, delle storie piccanti da raccontare, ed anche delle brutte storie! Avevano promosso alla prima classe, per merito, e gli avevano dato la croce, un segretario la cui specialità era quella di temperare i lapis. Non faceva altro; visitava uno per uno, tutti i giorni, i tavoli dei colleghi per lasciarvi i lapis temperati da lui, con certe punte piú sottili di quelle degli aghi. Ma non era certo l'abilità sua che lo aveva fatto promuovere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Irene Irene Pippo Paolo Mario Teta Furlin Furlin Dio