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      Oltre un assortimento completo di temperini, possedeva un amor di moglie, bionda, allegra, scaltra; una donnina che si trovava da per tutto: nei corridoi del Ministero, alla tribuna parlamentare, sempre in mezzo a personaggi influenti, vestita come una principessa. Ebbene, il mondo va cosí appunto.
      Furlin diventò drammatico. Parola d'onore! non valeva la pena d'esser zelanti, di posseder titoli, di mostrare attitudine ed amor proprio. Che importava il merito? il miglior sistema era quello di farsi mandare innanzi a scapaccioni, a forza di protezioni e d'intrighi. Lui se ne dichiarava stufo; era nella pelle di un impiegato per caso, e cercava tutte le strade per uscirne. Aspettava l'occasione, la sperava vicina. Se le cose andavano bene, l'affare poteva risolversi forse anche piú presto di quello che non si potesse prevedere. Oh, se Mario manteneva le sue promesse!...
      Fu la sua ultima frase. All'udirla, Pippo riacquistò per un istante la lucidezza dell'intelletto, smarrita nelle libagioni. Avrebbe voluto richiamare indietro il cognato, che si allontanava farfugliando; chiedergli che cosa intendesse di dire. Irene lo trattenne. Lo persuase che se c'erano delle novità in giro, le avrebbero sapute. Pel momento, bisognava pensare soltanto ad andarsene a letto.
      C'erano infatti delle novità. Mario aveva promesso al cognato d'interessarlo nella emissione di azioni che si preparava. Lo rivelò tre sere dopo, lui stesso, tornando in casa della cognata, dove la famiglia s'era di nuovo riunita.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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