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      Ed io? Guardami bene in viso: negami, se ti basta l'animo, che sono qui perché mi ci hai voluto, e che mi ci hai voluto perché hai bisogno di me, forse. Sull'onor mio, comincio a credere che tu valga meno di quel che pare, solo perché ti ostini a finger con me.
      Ella lo aveva ascoltato pallidissima, fremente. All'ultima frase trasalí.
      - Pensa a quello che dici - balbettò con voce sorda.
      - In ogni caso sarebbe troppo tardi, - ribatté Mario, esaltato. - Meglio che tu mi ascolti fino alla fine.
      - Ti proibisco di continuare. Non ti perdonerò mai questa scena indegna. Lasciami!
      - No!
      Furibonda, lei si slanciò come una tigre, quasi avesse voluto schiaffeggiarlo. Poi, d'improvviso, soggiogata dal suo sguardo dominatore, indietreggiò, si gettò fremente sopra una sedia. Ebbe un singulto che parve un ruggito.
      - Se tu ci avessi messo un po' di buona volontà, il nostro colloquio non avrebbe preso una tinta cosí drammatica, - disse Mario, sarcastico ed inflessibile. - L'agitarsi non è da gente seria. Ascoltami piú tranquilla.
      Irene lo guardò come se non lo avesse compreso, o come decisa a vedere fin dove egli si sarebbe spinto. Mario alzò leggermente le spalle e sedette di nuovo, a sua volta, in faccia a lei.
      - Hai un progetto ed uno scopo. Ma se vuoi fare degli altri i tuoi strumenti, questa parte a me non conviene. Diciamo un'altra volta la parola che ti spaventa: alleato, o nulla. Ad una posizione diversa, preferirei esserti nemico, nuocerti. Lo farei; sento che il non averti meco mi spingerebbe verso di te a tutti gli eccessi, a tutte le crudeltà. Pensaci.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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