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      Aspettò che la giovine donna gli rispondesse. Quando la vide ostinata nell'atteggiamento e nel mutismo di dianzi, non seppe nascondere piú oltre il vero carattere della sua commozione.
      - Non è possibile! siamo fatti troppo per intenderci. Non capisci che non conosco un'altra donna del tuo valore? Hai tutto: la bellezza, la prudenza, la scaltrezza e la forza. Fai la paurosa!... Oh, io davvero ho spesso paura di te. Mi fai sognare ad occhi aperti. Non posso imaginarti sempre nella tua condizione attuale: ti vedo salire dominatrice, farti ricca e potente. Io sono un affamato a caccia della fortuna, non è vero? Ebbene! son certo che le mie brame diventano desiderî di bambini paragonati alle tue. Vorrei aiutarti, farti vedere un giorno, quando si fosse arrivati insieme, che io sono degno di te.
      Spinse innanzi la sedia; giunse a toccare con le ginocchia le ginocchia d'Irene; s'impadroní delle due mani ch'ella gli abbandonò incosciente. S'inebbriava, sentendo il fremito di quella vaga persona, il fiotto ardente di quel giovane sangue. Indovinava il palpito del cuore di lei dall'ansia del seno ricco, fatto procace. Coglieva l'incanto di un turbamento profondo che illanguidiva gli occhi splendidi e faceva tremare le labbra semiaperte e vezzose della donna; e il grido del trionfo gli saliva dal petto. Irene gli si abbandonava.
      - Persuaditi una buona volta - proseguí balbettando: - non ti verrebbe da me nessun ostacolo, mai. Se diffidi di me, ti metterò a parte di tali segreti, che potrai schiacciarmi alla prima occasione.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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