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      L'altro aveva appurato da fonte certa che le agitazioni rosse in Francia decidevano i Governi a farla finita coi frammassoni ed i rivoluzionari d'ogni gradazione e d'ogni paese. Anzi, per un momento, il successo della serata s'era dichiarato per lui, di fronte alle notizie particolareggiate ch'egli lasciò cadere colla sicurezza della sua convinzione profonda. Nonostante i loro sorrisi ironici, Barbati e Furlin restavano colpiti da quelle rivelazioni, in uno sgomento sordo di persone che si sentono minacciate nei propri interessi.
      Ma Barbati, alla fine, rassicurò anche Furlin. Proruppe in una violenta apostrofe: Che! tutte stupidaggini! La reazione era morta per sempre, e la libertà aveva per sé l'avvenire. La libertà vera, quella del popolo emancipato da tutte le camorre e da tutti i pregiudizi che si alimentano all'ombra dell'altare e del trono. Forse, dopo l'89, dopo i trionfi della scienza e del pensiero moderno, dopo la propaganda civile che risveglia il popolo al sentimento della propria dignità e della propria forza, erano ancora possibili le istituzioni medievali? Erano possibili i privilegi che rappresentano storie secolari di delitti, di sangue e di lagrime? Chi lo credeva era un imbecille ed un cieco.
      Al doppio fuoco degli avversari, Furlin infuriò. Dimenticava ad un tratto le perifrasi parlamentari, colle quali temperava abitualmente le asprezze dei suoi discorsi politici:
      - Non siete onesti! No, nel campo dei principi, non sapete essere onesti, perché ascoltate soltanto i suggerimenti della passione e dell'odio.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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