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      Ebbene, sia pure: ella aveva fatto sorvegliare il suocero, senza avvertirne Mario. Ma, e per questo? Meritava forse di esserne rimproverata? Aveva forse alzato un dito prima di mettere a parte della cosa il cognato? Ella aveva voluto risparmiargli le noie e le imprudenze appunto della preparazione. Diffidava qualche volta delle sue impazienze d'uomo audace. Col suo sistema, ella aveva già ottenuta la certezza di abbordare il suocero. Cosí, mentre Mario la rimproverava, ella si vendicava coll'annunciargli di aver predisposto mezzi eccellenti anche pel successo finale. Del resto, aveva presentito i sospetti suoi: per ciò solo, la sera antecedente, aveva fatto succedere quello ch'era successo. In caso diverso avrebbe taciuto, avrebbe cercato un mezzo qualunque per agire nel mistero. Mario non poteva comprendere quanto le costasse rinunciare ad un suo disegno. Dirgli: sai, ho vinto e la vittoria è tua. Dimmi come dobbiamo goderne insieme.
      - Ahimè! Bisogna rinunciare appunto a quello che si desidera piú vivamente! - lamentò la giovine donna, in un abbandono di malinconia. - È il nostro destino, non è vero? Non ne parliamo piú. D'ora in poi non mi accuserai di mistero, te lo assicuro. Ne vuoi una prova? Domani mattina, alle dieci, parlerò a tuo padre.
      - Come? - esclamò sbalordito Mario.
      - Non sono già molto innanzi? - fece lei, godendosi con un sorriso modesto la sorpresa del cognato.
      - Ma come hai fatto? - soggiunse Mario, preso da un gran rispetto per lei. - Sei davvero una donna forte.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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