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      Gli faceva delle promesse liriche.
      - Vedrai! Se resteremo d'accordo, si arriverà. A malgrado della tua audacia, hai delle idee ristrette, mio caro. Tu ti limiti a voler accumulare il danaro ed a goderne, per gettarlo dalla finestra. Ebbene! a me, questo non basta. Voglio per te una posizione sicura; la stima e la riverenza del mondo, e la potenza. Voglio che ti abbiano a parere nani, quelli che ti sembrano giganti. Lascia fare a me.
      Erano frasi da cerretana; ma bisognava udirne l'accento, vedere com'ella le sottolineava con lo sguardo, col sorriso e col gesto. Dinanzi a lei, Mario provava sensazioni di vertigine, un vago sgomento d'uomo affascinato. Se avesse potuto rendersi conto esattamente del fenomeno psicologico che aveva fatto di suo fratello lo schiavo d'Irene, non lo avrebbe trovato gran fatto dissimile a quello che si andava svolgendo in lui stesso. In ogni modo, l'amore strano che gl'ispirava sua cognata, ardevagli anche in quel momento il sangue.
      Lei comprese senza dubbio; volle affermare il proprio potere dinnanzi alla passione che avvampava; domarla.
      Sviò il discorso, sollevandolo attraverso plaghe azzurre. Essi sarebbero giunti al loro scopo per la via retta, senza dare al mondo un pretesto qualunque di accusarli. Dovevano farlo per se stessi, onde procedere piú sicuri e piú liberi. Dio buono! le forze raddoppiano quando la coscienza non ha nulla da rimproverarsi. Oltre a ciò, il premio che si ottiene è piú completo...
      S'interruppe da sé, nello scorgere il livido pallore sparso sul viso di Mario.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Mario Irene Mario Dio