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      Non si trattava piú d'impedire a padron Gregorio il matrimonio; si trattava di mettergli a fianco un'amica della famiglia.
      I Furlin ebbero un'ultima velleità di resistenza, tentando dimostrare che tal progetto era un sogno. Ma rimasero soli. Pippo, loro alleato degli ultimi giorni, disertava ad un tratto, messo al bivio risolutamente dalla moglie di scegliere fra l'ubbidirla ciecamente ed il dichiararsele apertamente contro. Egli aveva scelto il primo partito; la sua individualità era sparita, soppressa dalla volontà della giovine donna.
      Mario, dal canto suo, aveva altri motivi per secondare la cognata. Ella era stata con lui piú sincera: in un momento di espansione, lo aveva assicurato che il matrimonio del vecchio Ferramonti non sarebbe in realtà accaduto, mai. Infine, anche i Barbati si dichiararono per Irene. Paolo e Teta dovettero pensar seriamente al pericolo di separare i propri interessi da quelli della famiglia. E si rassegnarono ad abbassare le armi.
      Allora la banda si sguinzagliò a cercare la donna che occorreva. I nomi si susseguivano, si vagliavano e si scartavano nelle discussioni ardenti che l'impresa originò. La vedova Remedi venne fuori ultima, proposta timidamente da Flaviana Barbati. A principio non la presero neppure sul serio; ma la difesa d'Irene, che raccomandò la vedova come una antica conoscenza di cui poteva garantire, ne decise la scelta.
      Furono fatti dei passi; la vedova rispose come Irene riferí al suocero; il disegno si concretava rapidamente. Ad aver conosciuto i fini segreti ond'era mossa la moglie di Pippo, si sarebbe detto ch'ella perdeva la testa, per una smania singolare di scherzare coi carboni ardenti.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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