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      Rinaldo diventò serio.
      - Che c'entra? Si sa: sono uomini, al pari degli altri. Anzi, salvo le loro stupide idee, valgono spesso piú degli altri. Ho forse avuto delle difficoltà a prendermi Federico per socio? Vuol dire ch'ero sicuro anticipatamente del fatto mio. Il pensiero è libero, ed il valore d'un uomo non si misura niente affatto sulle sue convinzioni politiche. Questa è la mia massima!
      L'espressione del suo viso diceva assai piú che le parole. Era riconoscente alla moglie d'essergli andata a pescar Federico per nuovo socio, dopo l'allontanamento di Mario Ferramonti. Usavano cosí, loro. Al Banco di Rinaldo, sotto la ditta commerciale «Barbati e Compagno», il compagno si cambiava a periodi piú o meno lunghi, secondo gli umori e l'influenza di Flaviana. Un giorno la società scioglievasi naturalmente, senza che si stimasse, da nessuna parte, guastarsi il sangue con delle spiegazioni. Un mese dopo, il socio disertato aveva un successore.
      Non lo cercava Rinaldo. Ci pensava sempre Flaviana, presentandogli talvolta persone che egli non aveva mai conosciuto, e che ottenevano l'entratura in casa Barbati col pretesto di una visita di convenienza alla giovine donna. L'idea dell'associazione aveva l'apparenza di nascere a caso, fra un complimento ed una frase frivola. Poi si maturava rapidamente; l'affare concludevasi. Flaviana, continuando a mostrarsi insieme al marito colle sue assiduità ed i suoi strofinamenti di gattina amorosa, diventava la migliore amica del socio.
      Questa volta Flaviana aveva messo le mani addosso ad un giovanotto in ottimi rapporti col Vaticano, e coi caporioni dei partito nero.


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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