Pagina (131/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ella aveva abbandonato per lui tutto: lusinghe di vanità, svaghi, piaceri. Per amore di un vecchio brontolone, si era completamente esiliata dal mondo che pur confessava tuttavia di amar tanto!...
      Che destino imbecille, quello degli uomini! S'invecchia nella fatica e nei dispiaceri per incontrare la creatura che vi dà tutte le delizie del paradiso, quando il corpo è logoro e non resta che aspettare la visita del becchino! Era una sciocchezza inesplicabile: il pensiero di padron Gregorio volgeva spesso ad idee funebri, con raccapricci nuovi ed acuti. Piú di sovente erano brusche sorprese della sua sensibilità alterata, alle quali era estranea qualunque causa esterna, qualunque associazione d'idee. C'era il caso di vederlo impallidire e fremere all'improvviso, nel mentre una barzelletta gli usciva dalle labbra; cambiare un sorriso d'uomo soddisfatto ed allegro, in una espressione strana di spavento e di angoscia. Allora certe frasi, certe parole, rivelavano quali fantasmi agitassero la sua imaginazione; cose davvero dell'altro mondo! Per fortuna, Irene era pronta a redarguirlo ed a scuoterlo. Non ne voleva sentir parlare, lei, di simili sciocchezze! ...
      Per tal modo i vaneggiamenti di padron Gregorio restavano come parentesi brevi e passeggere nel sereno trascorrere di una esistenza accarezzata dal soddisfacimento d'ogni desiderio. Il vecchio diventava un vero sibarita. Irene lo avvezzava ad amare le cose linde, l'abitazione ben governata, la persona rinvigorita dal bagno. Padron Gregorio trovava la mensa candida e smagliante, ornata spesso da un mazzo di fiori freschi, e non aveva mai mangiato cosí bene.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





Gregorio Irene Gregorio Gregorio Irene