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      L'andirivieni nelle altre stanze rivelavasi con un mormoreggiare profondo, soffocato dalle pareti: un'eco prolungata di discorsi e di passi, che aveva dei fiotti strepitanti e dei fremiti poderosi all'aprirsi di qualche uscio che la lasciava irrompere. Giú per le scale, su, in ogni angolo della casa, l'invasione dei pietosi e dei curiosi trovava un fermento vivo; raggruppava di qua e di là le persone in piccoli assembramenti eccitati. In generale si credeva che la famiglia Ferramonti avrebbe fatto le cose alla grande. Buon Dio! erano tanto ambiziosi! Poi, non c'era fra loro anche un impiegato cavaliere? E nel momento di mettere le mani sul gruzzolo del vecchio, poteva loro venire l'idea di lesinare? Però restava sempre a vedersi, se la parte migliore dell'eredità sarebbe loro toccata.
      In mezzo alle mestizie ed alle tristezze ostentate, il legale Frati strappava l'anima col suo dolore chiassoso. Era comparso improvvisamente, alle undici. Aggiravasi per le stanze cogli occhi melensi, senza avvicinarsi a nessuno, e tenendosi lontano dalla camera dell'agonizzante. Un incontro fortuito con Irene lo aveva fatto scoppiare in singhiozzi, e gli aveva sciolto lo scilinguagnolo. Non la finí piú: chi avrebbe mai potuto prevedere una disgrazia simile! un uomo cosí robusto, cosí morigerato! una di quelle figure fatte apposta per campare dei secoli! E bisognava sapere, che uomo spariva! Lui, Frati, avrebbe potuto raccontar cose da intenerirne i selci. Oh, lui non sapeva rassegnarsi! conosceva da troppi anni il povero Ferramonti; era stato il suo ultimo, il suo piú intimo amico!


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L'eredità Ferramonti
di Gaetano Carlo Chelli
pagine 243

   





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