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      Non si deve credere che le azioni catalitiche sieno una prerogativa degli organismi, anche in laboratorio e nell'industria esse trovano impiego. Si può dire che tutte le sostanze possono in certe condizioni assumere questo ufficio.
      Per catalizzatore si intende ora, come Berzelius ha insegnato a suo tempo, una sostanza che determina colla sua presenza un processo chimico senza prendervi parte, nel senso che a reazione finita, la si ritrova inalterata. Il corpo agisce di presenza, si dice, senza con ciò poter definire il meccanismo del suo intervento. Liebig fu un feroce oppositore di questa dottrina, che egli riteneva assurda; il suo concetto era invece quello che il catalizzatore fosse un corpo in decomposizione che comunicasse i propri movimenti molecolari alle sostanze che dovevano per questo entrare in reazione chimica. Massime per merito di Ostwald l'antico concetto berzeliano è oggi ritornato in vigore ed è generalmente ammesso; esso non spiega nulla, ma definisce e classifica i processi. Secondo l'Ostwald l'ufficio del catalizzatore sarebbe comparabile a quello del lubrificante nelle macchine: la similitudine è esatta nel senso che il catalizzatore non aggiunge nè consuma energia, nè sposta l'equilibrio, ma agevola (oppure anche ritarda) i processi chimici, modificando ciò che si chiama velocità di reazione. Secondo questo modo di vedere il catalizzatore influirebbe soltanto su quei processi che si compiono spontaneamente. Ad esempio molti metalli, ma sopra tutto il platino finamente suddiviso ed anche allo stato di soluzione colloidale, determinano la scomposizione dell'acqua ossigenata in acqua ed ossigeno; si potrebbe dunque dire l'acqua ossigenata anche nelle condizioni ordinarie si scompone da sè, ma con una velocità di reazione così piccola da non potere essere rilevata.


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La chimica organica negli organismi
di Giacomo Ciamician
Nicola Zanichelli Editore
1908 pagine 61

   





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