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      Nel momento dell'abbandono, stimava ella di non poter amare mai piú, donna di vivaci sensazioni, di súbite determinazioni, di pochissima facoltà di riflettere, s'era rassegnata a sposare un uomo non giovane, non poetico, né d'aspetto, né di pensieri, ma di nobili natali e di ricco censo.
      Atterriti i genitori della Teresa fin da quando la videro presa d'uno spregevole scavezzacollo, senza ch'essi valessero a stornarla dal mal locato amore, reputarono fortuna l'abbandono, abbracciando con ardore l'alleanza del nobile signore; sicché non vi dico se lieti ne affrettassero il pronto adempimento.
      Le nozze dunque di poco vennero dietro alla domanda del conte, e parevano, se non promettere felicità, almeno un tranquillo decoro, un solido stabilimento. E cosí forse sarebbe stato se il giovane, con un'azione degna di lui, traditore della fanciulla, non seducesse quindi la sposa, che, stolta, non pensando come il solo amor proprio dovea servirle di scudo, si lasciava trascinare dal ribaldo nella via dell'errore e della rovina.
      Intanto ecco la rivoluzione. Il giovane imprigionato; poi salvo: ovazioni pubbliche: palpiti segreti, e un amore piú furioso che mai nel cuore della infelice Teresa. Dirà il lettore: e il marito? Sapeva e non sapeva; amava immensamente sua moglie, moltissimo tre figlioletti: e mai non era accaduto niente da cui potesse succedere uno scoppio. Ma, incredibile, dal momento della rivoluzione, se lui taceva come prima, quella che parlava era lei: e, al punto in cui ci troviamo, si trattava nientemeno che d'una separazione, chiesta appunto dalla moglie: non ancora palesemente, ma con segreti preparativi, botte, risposte, fatte, riportate per bocca d'un terzo, senza ancora che c'entrassero i tribunali.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Teresa Teresa