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      L'idea nazionale, che salutata senza sospetto in principio, si cambiava ora in tremendo idolo, e minacciava torle il figlio, e retribuirle un cadavere. Ineluttabile necessità; doloroso ma unico suggello alla vera grandezza d'un popolo, il sangue.
      Però non crediate che la Marietta, fin dal punto in cui parliamo, si crucciasse di soverchio per l'insorgere di eventi cosí impreveduti. Il movimento del quarant'otto fu lieto in principio: non si passava già d'illusione in illusione; era un'illusione continua.
      E ben pensando, chi non dovea crederci? La rivoluzione di Vienna, quella di Parigi: il passaggio del Ticino e il progredire delle truppe piemontesi fin sotto il quadrilatero; le giornate di Milano, la caduta di Venezia... tutto ciò assumeva l'aspetto d'un fatto attinente a un ordine di cose superiore, provvidenziale. La forza potente ed ignota per la quale un uomo, anche robusto, è assalito dalla perniciosa: lo stesso assalto che doma l'ente umano, e lo riduce in un momento quasi cadavere, colpisce pure gli Stati: l'autorità piú ferma, l'assolutismo piú spiegato. Per isquilibrio di calorico tremano sulle immense loro basi le montagne: cosí pare che pei possessori v'abbia un dio terribile, il quale in certi momenti minacci e gridi: – Giú quelle armi, io son qua. –
      Come non illudersi allora?
      Dicevano: diceva il figlio entusiasta: – In una ventina di giorni termina ogni cosa... dopo, sai, mamma, che orizzonte magnifico si apre davanti agl'Italiani?... io sarò dottorato in legge... mi farò onore, d'ingegno non ne manca, poi tuo figlio.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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