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      – Via senti, mamma, – gridò... – ti torna conto darti coraggio, tanto e tanto io parto lo stesso... no?... allora vestitemi da donna... Perché... se avessi moglie, figli...
      – Se tu ne avessi cento delle mogli partiresti lo stesso, – irruppe la Clelia, asciugandosi gli occhi, pieni di lagrime. E Salvatore correndole vicino:
      – Va!... sii buona, avresti caro ch'io fossi un da nulla? – La giovinetta sorrise e negò.
      – Ma dunque?... o bere o affogare... benedetta gente, vorrebbero la botte piena e la fantesca briaca.
      – Ma s'intende! – esclamò la Teresa: e salutò la madre di Salvatore.
      – Padrona mia.
      – Buon giorno.
      – Come sta il signor conte... Lorenzo?... – domandò la Marietta, che ignorando o sospettando solo le dissensioni interne dei due coniugi, ella, schietto amore e tenerezza domestica, ancora piangente suo marito, morto da venti anni, e che niente poteva capire delle passioni terribili d'un cuore traviato, s'immaginava tutt'al piú leggeri malumori, da far finta di non saperli e altro. La domanda della Marietta spiacque sovranamente alla Teresa.
      – Sta bene – rispose secca, secca.
      – A proposito! – saltò su Salvatore, guardando la Teresa, – a proposito, Lorenzo m'ha detto che verrà qui... a prenderti... oggi...
      – A prendermi?... qui?... oggi? – irruppe con impeto la Teresa – è tornato dunque dalla campagna?
      – Ma abbi pazienza, – disse la sposa d'Alessandro, – vuoi ch'ei ci stia in perpetuo? specialmente poi in tempo di guerra.
      – Eh! – brontolò l'altra in tono iroso; ma poi si contenne: – dico perché mi venga a prendere: non so andarci io a casa colle mie gambe? sta a vedere che mi porta?


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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