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      .. una premura, da lui tacitamente accolta con freddo disdegno e furor concentrato. Che se per caso un'ombra insorgesse... un dubbio momentaneo sul compiersi dei fatti... e sul consolidamento della libertà, o Dio liberi, di perdita per gli Italiani... allora sí che la donna inferociva! Mai quell'uomo le appariva ipocrita e freddo, mai ne sentiva i difetti, piccoli, ma odiosi: mai soffriva tanto come in quei momenti. Le pareva ch'egli godesse: lampi di fuoco selvaggio trasparivano a lei dagli occhi come luce, che in un campo sinistro illumini d'improvviso qualche punto d'orrore dianzi velato, o tutt'al piú appena intravisto nel bujo, e riveli l'ultimo culmine a cui può giungere il sentimento umano fuori di strada: la pazzia o il delitto.
      Mentre Fiorenza contemplava, pensando probabilmente alle dolorosissime cose da noi toccate or ora di volo, Alessandro con una sonora parola attrasse l'attenzione di tutti. Questa parola non la direste in mille, e pareva strana in quei dí... fatto sta ch'egli gridava:
      – Un tiranno! un tiranno!... io voglio un tiranno per l'Italia!... un tiranno dall'occhio affascinatore, dalla parola potente, dal gesto risoluto: un uomo e un genio insomma... io m'intendo.
      Alcuni assentirono, e non s'accorsero che la Teresa, sbirciando sguardi obliqui sul marito, badava a, vociferare:
      – No... tiranno... gli è finito il tempo dei tiranni!
      – Io sto pel tiranno! – esclamò il bell'ufficiale romano – o tiranni o repubblica.
      – Veramente, – disse il professor Alberto, levandosi con flemma dal suo sedile, e avanzandosi con un numero del Contemporaneo in mano, tanto grande che lo copriva mezzo, – io sto per la costituzione: parrebbe che avesse ad essere la macchina piú equilibrata e piú giusta.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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