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      .. se non che egli, vista la mala parata:
      – A me che proteggo le spie... brutto birbone... adesso vedrai... – e con visaccio cagnesco, perché gli bolliva in seno quello sdegno, che l'anime altère provano quando sono costrette, in faccia d'un nemico vile, ad aver paura, si mise il suo bravo fucile in ispalla e via di galoppo: precorreva lui la folla: e l'angoscia, la rabbia gli davano le ali ai piedi, che dianzi nol reggevano.
      Quando ebbero tutti còrso un breve tratto di via, giunsero sotto una casa, in faccia alla porta della quale Alessandro involontariamente si fermò. Egli sapeva che Fiorenza dovea trovarcisi, perché, da buona figliuola, andava quasi ogni giorno a salutare i suoi genitori, che là abitavano. Alessandro guarda adunque in alto, e fra un gran numero di teste affacciate ai balconi, scorge quella cosí bella e soave della sua Fiorenza.
      Non appena vide chi capitanava quella turba: – Alessandro!... Nanno (diminutivo usato) Nanno... cos'è?... per l'amor di Dio – e lui levando il capo, e facendo un moto che esprimeva – non posso dirti... – stese un braccio, e accennò che inseguivano qualcheduno. – Fiorenza non intendeva, e piena d'ansietà girava gli occhi, e interrogava quella moltitudine sul motivo d'un tal disordine: correndo tutti senza parlare, quasi sarebbe stata tentata di ridere e giudicarli pazzi, se un mormorio indistinto, che non rompeva il silenzio, ma gli dava un carattere particolare, sinistro e come di morte, non l'avesse avvertita di ciò che poteva essere quella misteriosa avventura.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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