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      – Che cosa sia? – chiese la madre di Fiorenza. Questa accennò levando gli occhi al cielo. –
      – Mi dispiace per la Filomena... povera putella, – mormorò alludendo ad un'altra figlia venuta a casa di collegio a cagione della guerra... – non vorrei che si spaventasse...
      – Almeno sapere cos'è... Oh!... Signor benedetto – disse Fiorenza... e guardava incerta, quando da un momento all'altro, una voce strillante grida – eccolo!... eccolo!... – e subito salta fuori da un vicolo, proprio di fianco alla turba, un uomo del volgo anche lui, come pressoché tutti coloro che la componevano, e si presenta trascinando pel collo il misero perseguito, lo tira in mezzo alla strada, e lo lascia piú morto che vivo.
      Un urlo accolse la magnanima impresa – eccolo – eccolo... gli è qua, l'abbiamo trovato... – cane d'un Tedesco, non ci scapperai piú; – e gli saltano addosso.
      – Grida – viva l'Italia! – esclamò, appuntandogli non so qual ferro alla gola, uno fra gli altri. Il tapino fornajo, pur d'obbedire a' suoi tiranni, si sforzava d'emettere un qualche suono, e non riusciva che a gemere, e boccheggiare nel piú pietoso snodo: di che essi, replicando l'ordine, sghignazzavano ingolfandosi in quella vituperosa compiacenza.
      – Sentite, – intimò Alessandro, scorgendo il meschinello pronto a dar gli ultimi tratti, – o quest'uomo è innocente, e sarebbe una birbonata a fargli male: o merita castigo, e lo condurremo in prigione: – i più forti lo interruppero:
      – Si fa per levarcelo dalle mani.
      – Lo condurremo in prigione.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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