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      Ben accorta la signora Cattina propose adunque di sposare il fornajo, e all'ombra della sua nazionalità salvare il poveretto. La cosa è proprio vera.
      – Ma bene! ma benissimo!... ma cospetto!... mi piace, è un eroismo cristiano a tutte prove!... – esclamò Alessandro... trattenendo una matta voglia di ridere – basta ch'ei non sia già ammogliato.
      – Uh!... e ch'io non me l'ho nemmen pensata codesta!... – esclamò la eroina di Noale aguzzando le labbra e rimanendo in attitudine d'uno stupore, non senza rincrescimento.
      – Bisogna saperlo da lui – disse Fiorenza tutta lieta... e ognuno si fece attorno al povero fornajo.
      – Dunque... oh... non intendi cosa si dice noi altri?... se' tu ammogliato?... Oh!... svegliati... che ha' tu a rimanere come un coso di stucco?
      Il pover'uomo non sapeva rinvenire dalla sorpresa; girava gli occhi macchinalmente, li volgeva da Fiorenza, il suo angelo salvatore, alla Cattina da Noale... altro suo angelo e guardava quella putta a nastri, a fettuccine e gingilli!... non comprendeva ancora chi fosse, una tal figura, né di dove escita... non che si capacitasse ch'ella avea a divenire sua moglie. Dall'esser fatto a brani per la strada, vedi i capricci della sorte, le cose si mutavano fino a far comparire adesso, sulla scena della sua vita, un matrimonio. La signora Cattina si curvò sul giacente:
      – Siete libero o no? se siete libero vi sposo: se no, figlio caro, pensate ai casi vostri – disse storcendo il collo, e gestendo con vivacità analoga all'urgenza de' suoi discorsi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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