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      – Vogliamo quel Tedesco!... – urlò finalmente il fiero popolano, che spiccava fra gli altri per membra e ferocia.
      Allora tutti gli fecero eco. Guido non si scompose.
      – Il Tedesco andatelo a cercare dov'è: in campo aperto... di dove può venirvi di nuovo in casa: questo non è campo d'onore per Italiani: – in quel momento siora Cattina comparve all'apertura dell'imposta: – inoltre, – continuò Guido aggiungendo alla sua maschia severità il raggio furtivo d'un sorriso non ironico, ma fino e benevolo, – inoltre ancora che quel disgraziato appartenga a nazione nemica, ora egli diventa nostro; la signora – seguí additandola, – sposa il fornajo.
      Terminate queste parole, ecco un nuovo diavoleto: ma fu l'ultimo. La gente cominciò a ridere, e fu finita la scena. Vi risparmio i commenti, le derisioni alla bella sposina; il dire – per lui era meglio che morisse – e rammentare i fronzoli, che aveva indosso e primo di ogni altro, il sevigné. Ma intanto si movevano. L'aria sinistra e maligna era rotta: comparve una guardia civica, venne Rocco e fece ancor piú ridere co' suoi motti: conosceva qualcheduno della compagnia...
      – Ebbene sicuro... lo sposa!... che ci trovate a ridere?... non vi fa compassione?
      – Chi?
      – Lui!
      In brev'ora la strada fu deserta, e tutto ritornò in pace.
      Restava siora Cattina da Noale e il suo promesso sposo... gran pensiero per la madre di Fiorenza, a cui dava già uggia la elegantissima ospite. Ma a qualche cosa il male è buono: tutti convennero nella necessità di cambiar aria.
      – Io sarei contenta di tornare a casa, – disse la sposa, – ma io con lui sola non mi fido.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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