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      .. e che non c'è Francia che tenga!... oh! non s'era messo la coccarda bianca, rossa e blu? Qualcheduno pretende che in fin dei conti c'è entrata la Francia colla rivoluzione di febbrajo, e cita il proclama dove Lamartine saluta l'aurora... vedremo in seguito se i fatti terranno dietro alle parole. Per ora – Italia vuol fare da sé. –
      – E quello là... costui... – mi susurra un poco dopo il poveretto, additandomi con piglio rabbioso un crociato, un piú bel vagheggino, a cui non mancava proprio nulla, a cominciare dal mantelletto grigio, col cappuccio, foderato in rosso, fino al berretto colla visiera lucida: pareva un di quei periodi pieni di quinci e quindi con cui uno si industria a far comparir bella una scrittura senza sugo.
      – Lo vedo anch'io, – gli rispondo sdegnato, giacché quell'individuo mi era antipatico, per averlo udito vantarsi d'essere stato fierissimo con dei prigionieri, trasportati, non so di dove, quali ostaggi.
      – Guardalo là... facciamogli dare una poltrona, – disse il principe Eugenio; – eh! son soldati quelli!
      – Oh!... – gridai allora al damerino, oh!... cosa te ne fai là ingrullito... aspetti che ti vengano a ballare davanti i Tedeschi, per tirarci sopra... eh? altro che startene al caffè a fumare il zigaro; ma credi che noi ci si fosse avvezzi?...
      – A declinar rosa rosae, – esclamò Rocco. Intanto il damerino si avvicinava.
      – Io sarei persuasissimo di sparare... – mormorò, – ma per dove si tira?
      – Va a caccia di tordi, – urlai fra le risa piú sgangherate... rise anche il professore Alberto, che con un venerabile fucile di Maria Teresa, colla sua brava pietra focaja, armeggiava come avesse un bimbo in collo.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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