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      – Hai un pettine da prestarmi?... perch'io mi lisci i capelli?... – continuai. Insomma, il bel Ganimede non sapeva dove nascondersi... ma intanto liete grida distrassero la nostra attenzione.
      – I Tedeschi si ritirano!... essi sgomberano... essi sgomberano.
      Di fatto era vero. Si ritiravano per la strada maestra, punto di mira delle nostre fucilate, seminata di trofei del famoso cannone... Notizie di vittorie suonavano dal restante della nostra piccola armata, che stava con qualche altro pezzo d'artiglieria alla Fracanzana, o disposta nella stessa linea: eravamo nell'ebbrezza del trionfo, allorché, da un momento all'altro, senti cosa nasce.
      Nasce che a destra, da un gruppo di crociati appostati in un cimitero (caso frequente che la guerra dei vivi disturbi i morti), appostati dunque ad un povero camposanto, e proprio al muricciolo di cinta, si ode uno strano grido.
      – Ohe!... badate!... ohe!... cosa fate?... ci sparate addosso, siete ubbriachi?... – un breve silenzio, poi con piú forza un altro grido piú distinto e vivace:
      – Ohe!... cani, badate, vi dico... è cosí che s'ammazza i cristiani?... oh!... ci prendete per Tedeschi, che vi colga il malanno! – Noi si drizza le orecchie, si guarda, non si sente piú nulla: ma a quei gridi, a quel vociferare si vede tener dietro una confusione, uno sbandarsi... si va, si accorre tutti e giunti al cimitero si volta la testa nella direzione stessa a cui guardavano i nostri, già in fuga. Sai cosa si scorge?... un crociato (tale lo si credeva) con un cappellone in testa di cui squassava le piume, come un barbero stimolato nei guidaleschi: questo amabile crociato veniva su pel monte alle nostre spalle.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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