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      .. – gridò Teresa: sconcertata dalla presenza del conte, che non se l'aspettava in quel momento, – cos'è... sento a predicare in istrada...
      La Sibilla, avida di notizie, precipitò giú della scala: poco dopo:
      – È presa Peschiera!... i nostri hanno presa Peschiera!...
      – Evviva!... evviva!... – le fu risposto.
      E dalla strada:
      – Fuori le bandiere!... fuori le bandiere!...
      – Ciò ci consola di Curtatone...
      – Va; nemmen Curtatone è da piangere!!... Ti pare gran disgrazia un fatto nel quale la gioventú toscana non si mostrò già soltanto degna d'Italia, ma di Roma antica?
      La Betta, la Lisa corsero per la lieta bisogna.
      – Sia lodato Iddio... – esclamò la Teresa, – hanno a cader tutte queste maledette fortezze... ultimi nidi della tirannide! – e intanto cercava ansiosa gli occhi di Salvatore!
      – Zitto! – impose Alessandro, inclinato alla bontà quando c'erano buone notizie; – non si hanno a nominar piú i tiranni; questa sera... anche voi, Lorenzo... ci verrete?...
      – Non so... – rispos'egli.
      – Sí... sí... i pollastrelli e l'insalatina... e un evviva al crociato e alla caduta di Peschiera... tutti... tutti...
      – Va, – sussurrò la Teresa, – non lo pregar tanto: ha piú voglia lui di venire che tu di chiamarlo.
      – E come si fa noi?... – disse la Lisa, – con tutti gli alloggi che ci son venuti... tante camere da approntare... se sapessi a chi mandare qualcheduno de' miei ospiti.
      – Vorrei, – esclamò il conte Lorenzo, – vorrei essere in condizioni diverse, e chiamar tutti a casa mia... sventuratamente son solo, e non posso fare ciò che l'animo vorrebbe, – concluse con un'amarezza fierissima.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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