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      – Mah!... e stimo che son padroni loro... per nostro danno... teste calde... voglion conquistare il mondo a forza di piume e di galloni... – continuò il suocero: – basta, chi sa che non si castighino poi da loro posta.
      – Come è nato a Montebello, – disse il professor Alberto, approssimandosi ai due, e tenendo in mano, secondo il solito, un giornale spiegato che gli copriva la persona.
      – E non vi pare che a Curtatone... le abbian toccate i Toscani? – mormorò il dottor Rizio.
      Il conte ammiccò e fece un moto, come per aggiungere: – il resto verrà in seguito; – poi tacque: da un pezzo non aveva parlato tanto.
      I giovani, dal canto loro, stavano godendosi pei trionfi di Santa Lucia, di Pastrengo ed anco pei cruenti, ma preziosi allori di Curtatone.
      Però ben presto gli osanna si cambiarono in disputa: disputa viva, ma senza acrimonia, dacché mancasse Daniele, il quale, dicendo con disprezzo che eran tempi tutt'altro che da bagordi, non assisteva alla cena.
      Questa volta il discorso era caduto sopra una materia delicata: nell'ordine dato dal re di Napoli, Ferdinando II, soprannominato Bomba, pel qual ordine le truppe, eccetto poche sotto il general Pepe, dovettero retrocedere a Napoli; dove il 15 maggio le soldatesche reali e gli Svizzeri avevano, col sangue, incominciata la contro-rivoluzione; perché dal non unirsi al Re, operante sull'Adige, ne veniva un ritardo di grande momento.
      E qui i due soliti elementi stavano alle prese: giovani e vecchi: e ognun guardava la cosa dal suo punto di vista.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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