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      Allora tutti si misero a parlare in una volta: e questa fu la fortuna: seguita da un'altra, l'annunzio che la cena era imbandita.
      Stavano per mettersi a tavola quando entrò Guido, invitato anch'egli da Alessandro, riconoscente dopo il giorno in cui gli aveva dato cosí valido, spontaneo ed inaspettato ajuto.
      Al suo comparire il diverbio, già al fine, cessò del tutto. Guido, per l'aspetto, pel fare, per altre cagioni, attraeva l'attenzione, senza che veramente gli si potesse osservare nulla di straordinario: una bella statura, una testa severa; la carnagion bruna con quei riflessi dorati che ci dà un bel sangue: magnifico sorriso, e voce melodiosa benché forte: nel tutto insieme una superiorità di carattere che si manifestava, o dirò meglio che si tradiva, non ostante un'alta modestia, come una ricca veste trasparisce sotto il povero mantello d'un gran personaggio, che vuol rimanere incognito. Di questi paesi non era; certo la sua famiglia veniva da Oriente, e si vedeva fatto apposta per vestire gli abiti lunghi, ondeggianti del costume levantino. Del resto nessuno sapeva niente della sua famiglia: c'era chi la credeva un mistero relativo alla politica, perché quando una casa non è aperta a mezzo mondo, ognuno vi pianta su cento castelli in aria. Ad Alessandro era noto com'ei vivesse con un signore a lui padre o zio; e con una signora moglie di questo; ambedue si supponevano di gran casato, anzi la signora la dicevano una dama romana... altra congettura, perché nessuno ci andava tra' piedi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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