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      .. Bensí Guido trattava confidenzialmente i giovani, sue conoscenze di caffè, per quel poco che vi praticasse: quanto alla sua parte, presa nel movimento d'allora, equivaleva a niente, per chi vuol veder correre, gridare, sfidare, senza motivo, il carcere e il boja: faceva la guardia con una esattezza scrupolosa, e a nulla aveva mancato del suo dovere di cittadino. Qualcheduno cercava di mormorare: nessuno però sul suo viso; egli, troppo sdegnoso per accorgersene, continuava quel metodo, secondo che le condizioni, le inclinazioni, forse i vincoli della sua vita a lui prescrivevano.
      Scambiati i saluti, ognuno prese posto.
      – Con quanta grazia è apparecchiata questa tavola! – esclamò un ufficiale romano; – non son che le signore veneziane ad avere tanto buon gusto!
      – Noi non abbiamo nessun merito piú delle altre Italiane, – disse Fiorenza con modestia; – ma in un tal momento, in cui si ricevono visite da gente tutta nostra, che nemmanco si conosceva, non par mai di dimostrare abbastanza come si è contenti di vederli.
      – E come da tutti questi fiori risulta la bella coccarda nazionale...
      – Oh!... senti, Fiorenza!... – gridò Salvatore, – per la coccarda nazionale va bene!... non c'è niente da che dire... ma questa!... questa!... ah!... dopo l'enciclica... via... via... – e, additando l'ova tagliate a metà e disposte simmetricamente, per formarne la coccarda giallo-bianca del Papa, dimenava il capo in segno di amabile riprensione.
      Qui non vi stupirete se fu di nuovo suscitata la confusione e il diavoleto di prima.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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