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      Appena partita, Alessandro si ritirò in un cantuccio a parlar con Daniele: pareva un discorso animato, specialmente da parte d'Alessandro: un discorso in cui gl'interlocutori si credevano in dovere di abbassar la voce e di nascondersi...
      Poco dopo tornò Fiorenza.
      – Nanno! – dissella, – il papà mi ha comunicate le sue risoluzioni... tu sai... sopra quella cosa di cui t'ho parlato.
      – Bene! benissimo! – irruppe Alessandro con ira manifesta, – io gli comunicherò le mie...
      Qui successe un istante di silenzio... tutto ad un punto Salvatore balzò d'improvviso in mezzo l'andito.
      – Santo Dio! ma è possibile che tornino?... è possibile?... proprio hanno da tornare? – e con un gesto disperato si pigiò il cappello in capo, mentre alzava gli occhi al cielo...
      C'era in alto, sopra una mensola di gesso, un busto dell'imperatore d'Austria, Francesco I: da trent'anni stava là, poco visto di giorno, perché oscurissimo l'andito; meno di sera, perché confuso nell'ombre debolmente rotte, da un fanaluccio ad olio, che nei giorni solenni, la Lucia stimava opportuno di accendere.
      Il tempo, la positura scomoda, per chi dovesse spolverarlo, avevano lasciato agio ai ragnateli di tesservi in tutti i sensi le loro tele, le quali andavano dalla testa al collare dell'uniforme, dal naso alla bocca, da per tutto insomma fin su gli ordini cavallereschi, coprendo, irriverenti, l'appeso agnello del toson d'oro: e formavano a quel busto una specie di ornamento, a festoni ed a frangie. Ne appariva strano assai, specialmente illuminato da quel lumicino, collocato sotto, un po' obliquo, e che di tanto in tanto scoppiettava e mandava guizzi improvvisi: allora quel muso duro con quel gran naso imperatorio, quelle linee risentite, ferme a cui le ombre accrescevano l'austerità, già per se stessa tanto burbera; allora il simulacro del vecchio Cesare, pel dilatarsi e allungarsi improvviso degli sbattimenti sul muro, pareva tremare sulla sua base: pareva atteggiare al rimprovero le labbra tutto austriache, e traspirare dagli occhi, senza pupille, una minaccia a quei giovani, che, vestiti in istrane fogge rivoluzionarie, adorni di piume, armati, e di piú, cosa gravissima, aventi per insegna una coccarda non austriaca ed oh! meraviglia, nemmeno francese, ardivano, sotto alla sua faccia da spettro, favellare di libertà e d'indipendenza italiana!


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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