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      .. – Qui silenzio. – E dal quindici che ci sono stati gli Austriaci in questi paesi: nessuno se n'è mai accorto: da un anno a questa parte o poco piú saltano fuori i fumi patriottici, e non si ha piú da poter vivere perché ci sono gli Austriaci. Se fosse permesso chiamarle col loro nome, io le chiamerei pazzie.
      – Non parlo di movere tutta la famiglia: capisco anch'io... la spesa, il disagio: ma Alessandro non può restare; s'è compromesso, e correrebbe troppo pericolo... bisogna procurare che vada via.
      – Già – disse il signor Agostino – ogni salmo finisce in gloria; a voi altri le poesie, a me pagare il conto. Io per parte mia non mi muovo, rivoluzionario mai non ci sono stato, né diventerò: badai sempre ai fatti miei come devono fare i galantuomini, senza impicciarmi in questioni di politica. Credevo che mio figlio invece di farmi domandare cosa penso, pensasse lui a metter giudizio: pagliacciate se ne fecero abbastanza, mi pare: è ora di finirla, uscir di bimbi e tornare uomini.
      – Alessandro – rispose Fiorenza con una certa indignazione, espressa però con la massima dolcezza, – Alessandro non è il solo che abbia, come lui dice, papà, fatto da bimbo; s'è visto tutto un popolo moversi per una cosa che pareva una festa.
      – Pareva! – disse il suocero, facendo scattare giusta, giusta la punta dell'indice sul cappio del fazzoletto bianco, dove, malgrado tanta precauzione, era rimasto un granellino di tabacco. – Ma invece bisognerà che si godano i Tedeschi non solo, ma divenuti cattivi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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