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      – Bella madre! – sussurrò il dottor Agostino, movendosi e andandosene tutto d'un pezzo.
      – Parto co' miei figlioli, – esclamò ella, e con un gesto alquanto drammatico ma che in quel caso faceva ridere, aggiunse: – oh! sí, vorrò vedere chi me li strapperà dal seno...
      Dei molti che v'erano là nessuno rispose; solo Rensini, ammiccando con quella sua malizia pettegola, disse all'orecchio della Lucia:
      – La fa finta di partire pei Tedeschi, ma invece ella ci vuol correr dietro al moroso.
      La povera donna, quantunque ostentasse quella tanta sicurezza, era invece in preda al piú misero combattimento, che anima umana possa tollerare. Come prima, come sempre, non sapeva se darsi a Dio o al diavolo. Voleva andar via, ma per un resto di pudore, o per un vero amor di natura, forse per un'ostentazione fino ad un certo punto lodevole, non voleva torvisi senza i figli.
      Qui stava il difficile. Il conte non glieli lasciava sotto verun pretesto, per nessun lungo o breve tempo, onde ella doveva o rimanere, o partire sola, senza l'assentimento del marito, da fuggiasca, in aspetto di colpevole.
      La Teresa apparteneva ad una famiglia rispettata, era nobile per parte del consorte, un manifesto disonore le pesava.
      D'altro canto le vicende politiche venivano a cambiare la situazione della moglie in faccia al marito, a cui il tornar dell'ordine dava un gran fiato: ella se ne accorgeva, sentiva ciò senza sapere qual funesto ausiliario fosse a lui venuto in mano per sostenere i propri diritti, in tale acerba lotta.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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