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      – Ma i gran pianti della padroncina mossero il cuore della serva, che aprí la cantina, dopo essersi armata di un gran boccale e d'aver detto a voce alta e sonora: – Oggi mi vo' spicciare prima del solito, a torre il vino... una seccatura di meno... perché s'ha voglia di niente!
      La Clelia entrò e s'arrampicò su di una botte, in mezzo ai lamenti, alle esortazioni della Lucietta ai – piano per amor del cielo... non si faccia male, – e simili.
      Intanto un po' per volta la fanciulla fu issata e stabilita sopra la botte, mentre dal canto suo il giovinetto, accatastando poche pietre d'una stradicina, avente piú aria di viottolo campestre che di città, si fe' una specie di sgabello, e tenendosi fermo ad una spranga dell'inferriata, in cui cadevano con grazia molti rami d'edera, comparve su all'improvviso, mostrandosi tutto acceso e trionfante alle donne, che ancora non l'avevano visto sotto il balcone.
      – Bada... non isdrucciolare, – disse la Clelia a Salvatore.
      – Che! che! che! – rispose Salvatore, imitando l'esclamazione dei Toscani. – Non pensare a me: a un soldato della mia sorte. – E colla mano libera si agitava snello e leggero.
      – Come sei vestito?
      – Ci han dato un altro uniforme.
      A cui la fanciulla:
      – E quando partite? – disse frenando appena le lagrime.
      – Oggi stesso... per cui ti son venuto a salutare...
      – Che rischio! – mormorò la Lucia, –– se lo vedono.
      – Se mi vedono?... o che? sono un ladro, un brigante?... io sono un Crociato, e me ne onoro, – esclamò il giovane battendosi il petto, – sono italiano, diedi il sangue pel mio paese e sono pronto a darlo ogni volta lo domandi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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