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      Le donne di casa Rizio (il vecchio inflessibile si era chiuso nella sua stanza) fattesi alla loro volta sopra una altana di legno, guardarono da lontano quell'atto doloroso, con cui veniva a terminare la prima fase della rivoluzione italiana nel piccolo, ma caldo paese, che, per esse, costituiva il mondo.
      Come descrivervi con qual cuore guardassero l'ultima scena d'un primo atto, che finiva fra il sangue e le lagrime piú preziose, sparse dai membri d'una famiglia, ridotti a tal punto, solo per aver mossa una guerra santa, e tentato di rivendicare gli inalienabili diritti di civiltà e di natura?
      Son cose che non si descrivono, e c'è pochissimo da dire.
      Teste alte, occhi intenti... mani alzate a sventolare un fazzoletto bianco, gesti appassionati, baci all'aria: in lontano, un aggrupparsi di giovani chi allegri, chi seri, chi seduti in disparte, chi ballando attorno un cannone, che li dovea seguire.
      – Ecco, la bandiera si muove!
      – Addio, cara!... addio... ti rivedremo presto, non è vero? addio! – La piccola banda si mise in fila, marciò volta a una contrada, procederono lenti, serrati... in poco tempo il piazzale fu deserto.
      Fiorenza stava ancora sulla terrazza, sito prediletto, dove nei giorni del suo pacifico vivere solea rimanere a veder passare gli eleganti del paese, avviati fuor delle mura; ora ci stàva, vi potete immaginare con quale struggimento, quando le fu portato un biglietto del suo Alessandro, il quale già si trovava fuori di città, in vece che attendere, unito agli altri la sera, in un punto, dove nella notte sfilerebbero di conserva.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Rizio Alessandro