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      Ah! quel silenzio, succeduto allo scatenarsi delle piú fiere passioni, ella lo sentiva come una calma sinistra piena d'insidie. Non come la calma riposata e soave, in cui lo spirito compiacente alla propria dolcezza va e viene, di pensiero in pensiero, fluttuando fra amabili sensazioni: ma ben piuttosto lo stato dell'anima allorquando, dopo lunga altalena di dolori, ci fu portato via dalla casa un morto caro, e tornano la tranquillità, il metodo, le abitudini, torna tutto fuori che lui... Tale era quella quiete.
     
      Passò piú d'un'ora, il sole cominciava a declinare; le rondini con giojosi gridi si avvicinavano roteando veloci al loro nido; tutto faceva presentire la sera, senza che la sposa d'Alessandro si risolvesse, nella sua disattenzione profonda, a lasciare quel luogo, ch'ella non conosceva piú per suo, ed a togliersi alla mestizia dei proprii pensieri.
      Fiorenza, può dirsi, dopo mesi di battibugli e di furori, si raccoglieva per la prima volta in sé, nel momento in cui, al chiudersi di quella fase, le accadeva di poter fare una, sia pur desolata, meditazione, un riposo. Nella stessa maniera in cui lentamente si cambiava tutt'attorno la scena, Fiorenza sentiva allora per la prima volta il proprio dolore, si accorgeva di che cosa era nato, se ne domandava conto, si affacciava finalmente a quella grande sventura, quasi allora solo divenutane consapevole, vi si sottomettesse, vinta e disperata.
      Dice chi descrive le contrade africane, che, fin che il sole copre la campagna d'un velo smagliante, intessuto d'atomi d'oro, ogni cosa si confonde agli occhi dello spettatore in un caos tutto moto e tutto fiamma.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Alessandro Fiorenza