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      .. ma vedrò te, mia moglie... mio figlio... mio padre... ah! non posso non nominarlo, il cuore sanguina... esporre un vecchio a privazioni, quando ha bisogno di maggiori larghezze... perché io l'amo, è mio padre... sono avvezzo all'idea che viva agiato... che tutti i miei vivano agiati... e, mio malgrado, purtroppo ti svelo un brutto pensiero, l'idea della povertà m'è un gran deprimente... Si diceva che Salvatore fosse arrolato nella legione Orti-Manara, ma lo stesso valoroso suo condottiero ebbe a disingannarmi. Consegna l'acchiusa al papà. Vi saluto.
     
     
     
      Di Guido ad Alessandro.
     
      Tuo padre fu beato, e tu sarai contento di te; egli pensa da vecchio, ma denari non te ne fa mancare... Ti par poco? Non credere che qui non si soffra, si soffre come là, come in tutta Italia, soltanto qua il dolore ha un altro nome; è calma di sepolcro. Una povera compagnia di comici voleva aprire il teatro: ci si fe' una colletta, e si rimandarono, purché, nemmeno in nome della fame, rompessero il lutto. Vorrei farti un quadro della nostra vita, ma certe cose vanno taciute, onte di cittadino, come onte domestiche. Ti dirò solo che hai operato benissimo a rompere quel ghiaccio, quel silenzio con tuo padre... perché io te l'accerto, è abbastanza infelice.
     
     
     
      Di Clelia a Salvatore.
     
      Ora che ti so a Venezia oh! quanto soffersi per questa lunga incertezza...! dove fosti? raccontami tutto; apprenderò ogni dolorosa notizia con coraggio poiché sono meno infelice... è vero che mi resti lontanissimo lo stesso... ahimé tu sei in Italia, nella libera Venezia.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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