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      Non so come cadde il discorso sui Francesi; Alessandro li ha in uggia, perché colle giornate di Giugno rovinarono tutto. In ultimo la fu questione letteraria, e uscí dall'inferno quel brutto muso ingiallito di Voltaire... in cauda venenum.
      – I Francesi non battono saldo a niente, – disse Alessandro, che in tutta quella sera aveva conservato il silenzio, stando ingrognato a masticar bile da sua posta. – I Francesi hanno saputo, – esclamò allora quel tale, da me descritto, – hanno saputo fare la rivoluzione sociale. – Morta in culla, – diss'io; ed egli: – Per risorgere subito. – La vedremo or ora che va, mandata dall'i. r. Presidente Napoleone a soffocare la sorella di Roma. – Se l'hanno voluto, a mandar via Pio IX!... – fecero bene... – Ci chiameranno gli stranieri! – Qui frastuono, scandalo orribile e allora fu che affine di quietarlo, la vedevo io la mala parata, tirai la cosa al punto di voltarla in disputa letteraria... – La Francia è una brava nazione, però non ha mai dato un grande sul quale si riassumano tutte le glorie, come Italia ha Dante, l'Inghilterra Shakespeare; Schiller la Germania. Se ebbe Carlomagno glielo diede la Germania, Napoleone l'Italia. – L'ispido demagogo (Daniele era taciturno) allora replicò: – La Francia ha Voltaire!
      Non l'avesse mai detto. Si vede che quand'uno ebbe buoni principii in famiglia, una volta o l'altra vengono fuori. La libertà d'Italia non ci ha che fare coll'irreligione, e Alessandro non è di quelli, che se cade il prete faccian l'ateo.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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