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      Perché saltò su, con una di quelle prediche contro Vol à terre, e disse che Voltaire non ha mai fatto niente, ma disfatto: ch'è la negazione d'ogni grandezza e non il creatore d'una Fede. Che se la Francia non aveva altro da rappresentarla, fuori di Voltaire, poteva chiamarsi ben essa la nazione dei morti e degli scheletri, che tale non era lui, e perciò certe cose non le poteva inghiottire. Io m'accorsi che s'impicciava malissimo: doveva segnarsi come davanti ai capitelli, e tirar dritto.
      In breve la taverna parve Malebolge. L'avversario di Alessandro cominciò a canzonarlo, a strisciargli riverenze, a dirgli: – santo Alessandro, a farsi la croce... – Alessandro gli intimò di smettere. – Allora l'altro rincara la dose. – Si sa chi è tuo padre, sei una birba, un venduto ai realisti piemontesi, eccetera eccetera, e allora fu finita.
      Però v'ebbe un istante di silenzio, durante il quale, a confessarti il vero, io tremava, allorquando si vede una bottiglia volare, partita dalle mani di Alessandro furente, e toccare proprio la bocca del demagogo gallofilo, con un bacio che non gli deve aver fatto punto piacere: ah! come gli restò il viso lordo di vino, e quasi una voglia di vinarello. Figúrati il resto... un duello che s'intende, ma prima Alessandro, fuori di sé, colla spuma alla bocca e gli occhi schizzanti fiamme, gli ebbe consegnato un tal carpiccio... Parlatemi della mansuetudine dei Veneti, quando li toccano sul debole!
      Ci furono poi quattro botte di squadrone. Alessandro dovette prima esercitarsi, poiché aveva maneggiato fin allora lo squadrone come lo spiedo, e ricevette un colpo alla mano, che lo tenne a letto, braccio al collo.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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