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      Già sapevo che tu eri tranquilla sul mio conto, o che ricevevi notizie da Rocco.
      Quel tal avvenimento m'ha mezzo storpiato: non per tanto, se, come spero, alla mia professione non nuoce, cos'è aver un dito di meno!
      Per dirti la verità io sono contrarissimo a quel genere di giustizie balorde, conosciute sotto il nome di duelli. Ma v'hanno dei momenti in cui bisogna venire al sangue: assassinare non si può, né slanciarsi addosso l'uno all'altro, e lavorare di boxe, ossia di pugni. Ecco il solo duello naturale – dice il burlone di Rocco, – e in ogni modo, colla spada, col pugno, a piedi, a cavallo, per terra, od in mare il duello è, fra le cose buffone, la piú seria. Propongo un premio a chi disdice questa sentenza.
      Sappi peraltro che quest'avventura, la quale materialmente m'ha portato un danno lievissimo, mi danneggiò molto nel morale.
      Son rimasto irritabile: e già troppo lo ero!... e la mia indole appassionata, dopo questa scossa, s'è risentita assai, e ha volto al peggiore scoramento possibile lo slancio, che prima la portava ai piú alti entusiasmi. Io sono stanco... deluso... vedo tutt'attorno di me cose, che non mi persuadono punto. Il furore dei demagoghi m'irrita: l'insipienza della parte ragionevole mi stomaca. L'esilio mi pesa... non so cosa far qui: inetto oramai a servire, penso che nel povero mio paese ho un bel bambino, che cresce lontano da me e del quale perdo le dolci carezze...
      Girolamo Bel-Colle, con quel suo entusiasmo da martire, mi dice: Bisogna sagrificar tutto alla patria, anco se il sagrifizio è affatto inutile.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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